top of page

Una vita in trincea: lo stress del Comandante.



Articolo di Isabella LO CASTRO.


Essere al comando in situazioni stressanti è un compito molto sfidante. 

Esso infatti richiede al leader di gestire una gran quantità di input in un tempo, quello delle operazioni militari, compresso e ben scandito: informazioni molteplici e sempre nuove, forti emozioni, richieste ambientali e relazionali che si susseguono, responsabilità decisionali di livello differente. 

Tutto questo esige che specifiche abilità siano sviluppate in un comandante e nel tempo potenziate, anche in relazione all’ambito di comando assunto. Sin dalla formazione di base dei comandanti, infatti, sempre più attenzione viene data a capacità imprescindibili quali la comunicazione efficace, la gestione dello stress e la capacità di intervenire in maniera precoce e tempestiva a favore dei propri militari, dei quali viene favorita una conoscenza anche sul piano personale e familiare, quando si verifichino eventi potenzialmente traumatici o si  manifestino segnali di distress o di disagio psicologico. 

Ciò che, talvolta, rischia di venire meno preso in considerazione è la condizione personale di stress che il comandante, in quanto leader e responsabile di uomini e di unità, si trova a vivere non soltanto in situazioni di emergenza o in operazioni, ma nella quotidianità della sua azione di comando.

 A volte, il leader militare - ancora parzialmente ammantato di visioni romantiche quanto irrealistiche!- si trova ad essere considerato o a considerarsi immune da emozioni e stanchezza. La realtà è, ovviamente, un’altra e, se una formazione sempre di più specifica è progettata e proposta in tal senso nelle Accademie militari, è proprio perché l’esperienza sul campo e l’evidenza scientifica hanno messo in chiaro quanto la complessità delle situazioni che al comandante, talvolta anche in giovanissima età, è chiesto di gestire, costituisca un carico, anche emotivo, da non sottovalutare, non soltanto per il benessere psicofisico del comandante stesso ma anche per l’efficacia e l’efficienza della sua leadership

Sappiamo, infatti, sin dai primi studi di Selye sullo stress quanto esso sia, in quanto reazione ad un’attivazione esterna od interna all’individuo, fondamentale perché tale risposta sia adeguata e vitale e che, d’altro canto, la percezione di equilibrio fra i fattori di stress e la propria capacità di gestirlo sia essenziale perché tale condizione di stress non diventi negativa e, pertanto, foriera di disagi o malesseri conclamati.

E’ divenuto, quindi, imprescindibile prevedere, nella formazione e nell’addestramento della futura leadership, la conoscenza dei principali fattori di stress correlati all’impegno professionale militare, sia in addestramento che in operazioni, la consapevolezza della loro rilevanza sul proprio equilibrio, il riconoscimento dei propri personali segnali precoci di disagio e la padronanza dei meccanismi di gestione più funzionali per sé e per gli altri. 

La conoscenza e la gestione di sé, anche nel modello dell’intelligenza emotiva di Daniel Goleman, diventano dimensioni significative: è, infatti, attraverso l’abitudine ad esplorare il proprio modo di essere ed il proprio sentire che sarà possibile per il comandante riconoscere le proprie emozioni anche e soprattutto in situazioni di particolare impegno psicofisico e conseguentemente prendere decisioni giuste per sé e per gli altri. 

Maximum imperium sibi imperare est”: per ognuno e ancor più per chi ricopre posizioni di responsabilità e si trova a vivere sfide complesse ed è chiamato a prendere decisioni da cui possono dipendere sorti comuni e destini altrui, il primo sommo esercizio di leadership non può che essere nei confronti di se stessi.


Riferimenti


Selye H. The Stress of Life (rev. edn.). New York: McGraw-Hill, 1976.

Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva, Che cos'è e perché può renderci felici, BUR Rizzoli, 2019

35 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page